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La rivoluzione "clandestina", che Bernd Rüthers con tratti magistrali abbozza in queste pagine, si presenta nell'intento del libro come lo specifico scenario di un presente avvertito come il tempo in cui tutto sembra congiurare contro la centralità della legge e del parlamento e in cui il giudice mostra di non volersi più limitare all'esercizio di una "pensosa obbedienza", individuata un secolo fa da Philipp Heck quale parametro dell'azione giudicante e concepita da Rüthers stesso come modello cui dovrebbe accostumarsi ogni giurisdizione, quella costituzionale compresa. Ne consegue uno stravolgimento dei capisaldi dello Stato democratico di diritto, quei princìpi che dovrebbero, al contrario, costituire le linee-guida di ogni interpretazione giuridica.